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"Le omonime" è una storia di incontri. Incontri in cui il caso sembra farla da padrone. Il caso che sembra (ma sembra soltanto) guidare le azioni attraverso le quali si costruiscono i legami di una vita, e, ancora, il lavoro, e, ancora, persone conosciute di riflesso alle altrui volontà, e, ancora, posti da vedere, e, ancora, sofferenze e gioie. "Le omonime" è un romanzo con due protagonisti. La prima è lo splendido io narrante, con tutta la sua apparente forza e con tutta la sua nascosta fragilità. Con i sorrisi, piccoli orpelli esposti da barattare in cambio di un filo su cui camminare col proprio passo. Passo che cerca piccoli specchi per continuare a guardarsi, che trova amore, che trova, finalmente, un senso di appartenenza e di direzione. Il secondo protagonista è il lettore. Lettore che si muove in punta di piedi e che a ogni incrocio, a ogni dubbio, a ogni mai troppa svelata certezza, si incontra con la protagonista, e, dalla protagonista, acquista pezzi di sé.